Piazza Carlina a Torino, ovvero la piazza che non esiste

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Ci sono luoghi che i torinesi son soliti chiamare con nomi diversi da quelli che hanno nella realtà. Piazza Vittorio ad esempio sta per Piazza Vittorio Veneto come Corso Vittorio è l’abbreviazione di Corso Vittorio Emanuele II e non c’è alcun rischio di sbagliare perché tutti conoscono questi nomi (anzi spesso non conoscono quello ufficiale).

 

Uno di questi luoghi è Piazza Carlina, che in realtà è Piazza Carlo Emanuele II. Il suo soprannome è talmente celebre e riconosciuto dagli abitanti della città che da qualche anno nelle mappe di Torino hanno iniziato a scriverlo al posto del nome vero.

 

La piazza, che si trova nel centro storico di Torino non distante dal Museo Egizio, fu costruita nel 1673, durante il secondo ampliamento cittadino, su progetto dell’architetto Amedeo di Castellamonte. Il soprannome, con cui veniva chiamata già nel 1600, le fu dato dai torinesi perché era quello con cui veniva chiamato Carlo Emanuele II di Savoia a causa dei suoi modi effeminati.

 

Sulla piazza si affaccia la Chiesa di Santa Croce, una piccola e bella costruzione di forma ovale con splendide colonne in marmo, progettata da Filippo Juvarra e costruita nel 1718 per volere del Re Vittorio Amedeo II di Savoia. La chiesa oggi è adibita al culto ortodosso. Al centro della piazza si trova invece una statua del grande statista Camillo Benso di Cavour, opera di Giovanni Duprè e realizzata nel 1872.

 

Quando fu costruita, la piazza doveva collocarsi in un progetto più ampio di rifacimento della città, la cosiddetta città nuova, e diventare una delle piazze centrali di Torino. Tuttavia questo rimase solo un progetto e Piazza Carlina divenne nel corso degli anni un mercato di vino.

 

Durante l’occupazione francese, dal 1798 al 1814, Piazza Carlina cambiò il suo nome in Place de la Liberté, diventanto il luogo dove si svolgevano le condanne a morte con la ghigliottina. Furono giustiziate in questa piazza, sotto il periodo napoleonico, almeno 423 persone. Una volta finita l’occupazione la piazza tornò ad essere nuovamente utilizzata come mercato e riprese il suo antico nome.

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